Geografia dimenticata

La recente carta dei musei archeologici della Lombardia alla fermata Trenord Teminal 2 di Malpensa: il Lodigiano risulta come uno spazio vuoto.

Per una serie di motivi, mi sto trovando in questi giorni a riprendere i vecchi libri di topografia per riscoprire come si usava la tavoletta pretoriana, uno strumento che serviva principalmente per disegnare mappe dal vero, rilevando i punti salienti di un territorio per disegnarli al momento su un foglio. Sono da sempre affascinata da mappe e carte geografiche, a casa mia l’atlante era uno dei libri più usati, veniva estratto dalla libreria a comprovare o confutare teorie geografiche, posizione di stati, regioni, città, fiumi, laghi, coste, monti, strade, ogni qualvolta le discussioni familiari post prandiali lo rendevano necessario.

Per non parlare di quando si doveva partire: il viaggio si pianificava sulla cartina, la cartina ci accompagnava, guida verso luoghi da paradiso, dove passare momenti memorabili. E così sono cresciuta senza poter fare a meno di consultare una carta geografica, una piantina di città, ogni volta che mi devo recare in un nuovo posto; nelle città che conosco non mi perdo nemmeno se non so dove mi trovo, perché nella mia testa è impressa la forma urbis, ne conosco i cardini, i decumani e le circonvallazioni, e questo mi basta per ritrovare la strada, se mi perdo.

E’ questa “impostazione” geografica che mi porta, ogni volta che trovo una mappa, a cercare i posti che conosco: esisto perché so dome mi trovo. Che siano carte di oggi o meravigliose mappe antiche, e qui diventa ancora più gustoso cercare, per prima cosa cerco il mio paese, la mia provincia, la mia regione.

E’ così che qualche giorno fa in visita alla bella mostra permanente sulla Cultura di Golasecca, recentemente inaugurata alla fermata Malpensa T2 di Trenord, trovandomi davanti alla cartina dei musei archeologici della Lombardia, ho cercato, invano, i musei della provincia di Lodi. Non che mi aspettassi di trovare l’indicazione del museo della città (che contiene, tra l’altro, pochi, importanti reperti della terza fase della cultura di Golasecca, riconosciuta dall’archeologo ottocentesco Pompeo Castelfranco proprio nel territorio lodigiano), visto che è chiuso da sette anni. No, non mi aspettavo di vedere questo, sulla nuovissima mappa di Malpensa. Cercavo in verità il Museo Laus Pompeia, allestito sul sedime della antica città romana e inaugurato dal Comune di Lodi Vecchio quasi quattro anni fa alla presenza del Soprintendente di allora, Filippo Maria Gambari. Il museo negli ultimi tempi sta vivendo felici momenti grazie a una nuova e più adeguata politica di gestione.

Invece, ancora una volta, il Lodigiano rimane quel triste vuoto sulle carte archeologiche che in ogni occasione viene spacciato come effetto degli allagamenti del Lago Gerundo di medievale memoria.

Un vuoto nelle mappe che prosegue da molti anni e che non trova soluzione, dal momento che la ricerca archeologica nel nostro territorio è praticamente sconosciuta.

Dopo studi sull’argomento e una tesi di laurea scritta con fatica per la scarsità di fonti, ritengo sconcertante che quel poco che c’è non venga riconosciuto al punto da essere ignorato perfino da istituzioni ufficiali come la Regione Lombardia.

Eppure, almeno in archeologia, è risaputo che un vuoto non significa assenza, e che, anzi, proprio su un vuoto ci si dovrebbe fare domande.

Quel vuoto sulla mappa duole come una ferita aperta, ed è tempo che si lavori affinché venga colmato e la geografia archeologica del Lodigiano, restituita.

Ad articolo concluso, mi viene ricordato dal curatore del Museo Laus Pompeia che, sempre nell’ambito della mostra di Malpensa è presente una seconda carta, raffigurante i siti archeologici in Lombardia dove, contrariamente a quanto elaborato per la carta dei musei,  compare anche il sito archeologico di Laus Pompeia: questo compensa in parte la carenza di informazioni della carta dei musei, ed è una prima tappa per una lettura più corretta della geografia archeologica lodigiana. Per correttezza riporto la conversazione elettronica che abbiamo scambiato tramite Facebook, dove compare la foto della carta dei siti archeologici:

Gianluca Mete – Cara Anna Maria Rizzi, c’è Laus Pompeia! Non poteva non esserci!(Foto della carta archeologica della Lombardia, esposta nel sotterraneo della fermata T2 di Malpensa, che mostra tra gli altri anche il sito archeologico di Laus Pompeia)
Anna Maria Rizzi –Caro Gianluca Mete, è vero! Questa mappa era nel sotterraneo alla fermata del treno. Ma il fatto che il Museo Laus Pompeia atteso per tanti anni, non sia riportato nella mappa dei musei, mi lascia costernata, non me lo spiego. Da visitatrice di musei penso sia importante per chi arriva sapere dell’esistenza di un museo sul luogo di un sito archeologico.

Gianluca Mete – Provvederò a segnalarlo…ma il museo è noto, così come la sua apertura finalmente regolare…per esempio, tra le altre reti, ora è inserito anche in quella “Longobardi di Lombardia”?…probabilmente al momento della preparazione dei contenuti sarà sfuggito al comitato…lo segnalerò domani?

Anna Maria Rizzi – Oh, grazie! Mi rendi davvero felice! Speriamo che anche sulla mappa dei musei il vuoto possa colmarsi, ma sono certa di si! ????

Anna Maria Rizzi

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