
Chiamatemi Isthme.
Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo ancora poca esperienza del mondo e nulla che mi interessasse nel chiuso del recinto, decisi di darmi all’ippica.
Poiché ero un cavallo ancora giovane, mi iscrissero nella categoria “Pony”: un cavallo non molto alto, montato da un bambino o un ragazzino. Ehm… Per la verità ebbi come fantino sempre coraggiose e indomite giovani amazzoni: Beatrice, Federica, Vittoria, Mia, Giulia e infine Ylenia. Loro erano le mie eroine, con ognuna di loro ci capivamo e per molte e molte gare siamo arrivati primi.
Abbiamo vinto numerosi premi, io e le mie ragazze.
Grazie alle loro cure e agli allenamenti ero diventato un cavallo robusto, con un pelo bianco lucido, una criniera ondulata fluttuante e proprio un bravo saltatore: gare ad ostacoli e dressage erano ciò che preferivo.
Bei tempi, quelli delle gare: gimkana, salto, precisione, stile… tempi ormai lontani: cavallo che non vince più non lo vuole più nessuno.
Oggi sono un cavallo vecchio e stanco, non ho più molto appetito, mi nutro di ricordi. Le mie zampe, che con grazia hanno fatto volare in alto le mie eroine, oggi ormai mi reggono a fatica.
Gli anni d’oro sono passati e sento tutto il loro peso sulla groppa. Per fortuna, qui al Guado ho trovato un po’ di pace e di riposo.
Quando mi vedi fermo immobile, sto facendo l’ultima cosa che riesco ancora a fare: sogno.
Sogno di poter indossare ancora una sella con una bardatura lucente e un bel paraorecchie blu cobalto, una ragazzina in gamba con cui entrare in simbiosi per farla volare verso l’alto.
E intanto, aspetto che mi spuntino le ali.
Lupolento, per la Fattoria didattica del Guado
Crediti fotografia: Centro Ippico Il Torrione, Tortona – maggio 2021
Un ringraziamento speciale a Herman Melville per l’incipit di Moby Dick: anche se il romanzo non parla di cavalli, è stato di molta ispirazione
